Il terzo stadio della scienza dello Yoga è costituito dalle Asana, dalla pratica quindi delle posture fisiche.
Questa fase ha lo scopo di integrare nella pratica dello Yoga determinate posture del corpo che, se eseguite correttamente, lo aiutano a purificarsi completamente, sia nelle sue parti energetiche, sia nei suoi organi ed apparati.
In occidente è stata tramandata solo questa fase di tutto ciò che concerne lo Yoga Integrale, non tanto come pratica spirituale, ma piuttosto come pratica fisica e posturale, ed alcune correnti di pensiero utilizzano le Asana come se la loro corretta esecuzione fosse fine a sé stessa, un profondo stretching e basta.
Ma le Asana sono molto di più, un modo per innanzitutto prendere coscienza del proprio corpo attraverso il respiro integrandolo nella loro esecuzione ed una “cura” vera e propria per l’organismo.
Si dice inoltre che lo scopo vero e proprio delle Asana sia quello di sciogliere e rinforzare il corpo, al fine di sedersi in posizione del loto in maniera serena e senza turbamenti, per poter raggiungere alti stadi della mente e conquistare così in maniera più facilitata il Samadhi.
C’è chi dice che solo il riuscire ad entrare facilmente nella posizione del loto, contribuisca notevolmente al raggiungimento di livelli superiori, ancora prima di entrare nella meditazione stessa.
Ma entriamo nello specifico ed analizziamole, cercando di comprenderne meglio lo scopo ed i benefici che apportano a chi le esegue.
La suddivisione in categorie
Quando ci si trova a lavorare con le Asana, la prima cosa da fare è suddividerle in categorie.
In antichità non vi erano tantissime posizioni come oggi, ne venivano elencate sui libri al massimo 40, ma esse erano comunque efficaci e chi le praticava ne trovava un grandissimo giovamento.
Lo Yogi non aveva bisogno di molte posture, eseguiva soltanto quelle che gli bastavano per raggiungere il suo scopo e lo raggiungeva comunque, indipendentemente dal numero di posizioni che egli assumesse; in poche parole questo spiega proprio la particolarità di questa pratica, non dettata dalla quantità, ma dalla qualità stessa di ogni Asana e dal particolare beneficio che essa stessa crea.
Quando si decide di iniziare un cammino yogico, nella pratica quotidiana delle Asana bisogna tener conto innanzitutto dello scopo che vogliamo ottenere e quindi si dovranno scegliere le Asana da eseguire in base agli effetti che decideremo di volere apportare dentro di noi.
Proprio per questa esigenza di riuscire a capire quali posizioni hanno o no determinati benefici, col tempo si è sentita la necessità di categorizzare queste posture, proprio per il numero sempre crescente di nascita di nuove Asana.
Ad oggi, con l’aiuto di alcuni software, si possono cercare facilmente tutte le categorie che servono, ma chi decide di avvicinarsi a questa cultura ed integrarla nella propria vita quotidiana, è solo con la pratica assidua e la maggior conoscenza del proprio corpo, che pian piano arriverà a comprenderle talmente bene e nello specifico, che non avrà più bisogno di consultare libri o siti, ma si avvarrà unicamente del proprio sentore e della propria esperienza.
La pratica infatti, permette di sentire gli effetti delle posizioni sul proprio corpo e svolge un ruolo fondamentale nella vera conoscenza dello Yoga.
La suddivisione in categorie delle Asana, avviene prima di tutto prendendo come riferimento la colonna vertebrale ed il tipo di movimento che essa produce su di lei:
Samasthiti – sono le Asana con la colonna verticale ed allineata (ad eccezione Savasana, in cui la colonna vertebrale è allineata, ma in orizzontale).
Pascimatana – sono i piegamenti in avanti.
Purvatana – sono i piegamenti indietro.
Parsva – sono i piegamenti laterali.
Parivritti – sono le torsioni.
Viparita – sono le Asana capovolte.
Quando si ha un dubbio, durante l’esecuzione di un’Asana, se questa posizione sia Purvatana o Pascimatana, (come ad esempio Utkatasana, dove la schiena si piega inarcandosi ma il bacino ruota in avanti), la sua categoria di appartenenza di decise in base al respiro con il quale ci si entra.
Se infatti si entra in una posizione del genere inalando, questa risulterà essere Purvatana, mentre se la eseguiamo esalando, questa risulterà essere Pascimatana.
Un’altra suddivisione delle Asana, viene fatta in base alla posizione che questa ha rispetto al suolo:
- in piedi
- in ginocchio
- in quadrupedia
- sulle mani
- seduti
- sdraiati
Nel caso in cui non sia ben chiaro classificare l’Asana secondo questo metodo, come per esempio in Purvottanasana, dove si ha un piegamento indietro, ma il corpo non è in nessuna delle posizioni specificate, si tende a far riferimento all’Asana precedente, cioè quella con la quale ci siamo entrati; in questo caso, entrandoci da una posizione seduta, la indicheremo come tale.
Un’altra suddivisione da prendere in considerazione per comprendere meglio queste posture, è fatta in base all’effetto generale che questa ha sul Prana e quindi avremo: Asana energizzanti ed Asana calmanti.
Tra le Asana calmanti, troviamo tutte quelle che vanno a costituire è un’altra importante categoria: le Asana di riposo.
Benefici per categoria
Le Asana sono considerate come dei veri e propri rimedi naturali.
Ogni rimedio naturale contiene molteplici principi attivi, si pensi infatti alle piante o agli oli essenziali, che producono un tipo di effetto su un particolare organo: le Asana funzionano allo stesso modo.
Nella scelta delle Asana a scopo terapeutico, è fondamentale conoscerne gli effetti nel dettaglio, per combinare tra loro le posture che funzionano meglio insieme, per rendere così l’effetto che vogliamo creare sul nostro organismo sempre migliore.
Utilizzare le Asana per obiettivi specifici, aiuta chi si avvicina a questa pratica a conoscerle meglio, comprenderle in maniera efficace e saperle poi eseguire e combinare insieme per ottenere le più svariate sequenze a scopo curativo.
Ecco di seguito una divisione di categorie in base ai benefici che ognuna apporta all’organismo.
ASANA IN PIEDI (SAMASTHITI): Queste Asana rinforzano le gambe, rendono flessibili sia le gambe che la spina dorsale, allineandola e rinforzandola, correggono le asimmetrie e la postura, stimolano la circolazione degli arti inferiori ed aumentano la circolazione intorno al cuore con l’espansione del torace.
Da un punto di vista psicologico, sono Asana che aiutano molto a sviluppare forza di volontà e sicurezza in sé stessi, proprio per la postura eretta e ben radicata che fanno assumere, in quanto i piedi sono solitamente ben attaccati al suolo, in particolar modo facendo appoggio in tre punti specifici, alla base dell’alluce, alla base del mignolo e nel centro del tallone, andando a formare così un triangolo di appoggio e sostegno.
In queste posizioni l’arco del piede viene stimolato naturalmente, mentre le dita sono ben aperte, stese ed attivate.
Nelle posizioni in piedi si ha anche un bel lavoro di apertura del torace, delle spalle e la conseguente tonificazione della schiena, che è un bel punto di partenza per l’esecuzione di altre Asana.
ASANA IN POSIZIONE SEDUTA: Queste Asana hanno un effetto calmante per la mente, rallentano il ritmo del respiro, elasticizzano inguine, fianchi, caviglie e ginocchia, favoriscono la rieducazione del respiro e sciolgono esofago e diaframma.
Le posizioni sedute sono posizioni attive, in quanto tutto il corpo lavora ed il Prana ha qui un effetto calmante e rilassante.
PIEGAMENTI IN AVANTI (PASCHIMATANA): Queste posizioni hanno anch’esse effetto calmante sulla mente, comprimono gli organi addominali, stimolano il nervo vago, si ha un rilassamento delle viscere che a sua volta permette un rilassamento del sistema nervoso ortosimpatico, aiutano la diminuzione del ritmo cardiaco e della pressione, aiutano gli organi di percezione a liberare lo stress accumulato attraverso essi e le ghiandole surrenali si distendono, divenendo così più efficienti.
Il piegamento in avanti è un movimento che rappresenta la capacità di abbandono, di lasciare andare, di arrendersi, di abbandonarsi al flusso della vita.
La flessione dell’anca e del bacino hanno un effetto calmante sulla persona e chi riesce bene in questa esecuzione, si dice abbia una buona capacità di lasciare andare ed accogliere le diverse situazioni che la vita gli mette di fronte.
POSIZIONI DI TORSIONE (PARIVRITTI): In queste posizioni si ha un effetto purificatorio, in quanto esse comprimono ed irrorano di sangue gli organi addominali e pelvici, rendono il diaframma più flessibile ed elastico, sciolgono le tensioni ed i disturbi spinali, a fianchi ed inguine ed i nervi spinali ricevono più sangue.
Nell’esecuzioni di queste Asana, trova molto giovamento che ha problemi alla cervicale, ed alla zona lombare.
POSIZIONI ROVESCIATE: Queste Asana hanno un effetto “resettante” in quanto si ha un capovolgimento dell’intero organismo con conseguente compressione e decongestione degli organi pelvici ed addominali ed il cuore, cervello e polmoni, vengono irrorati di sangue.
In questo tipo di posizioni, si ha un notevole stimolo nel sistema linfatico ed endocrino e tutto l’organismo ne trova giovamento.
Si consiglia di eseguire però questo tipo di posizioni più delle altre, possibilmente a pancia vuota, per evitare il riflusso del cibo ed ottenere così l’effetto contrario rispetto a ciò che in realtà dovrebbe portare questa posizione.
PIEGAMENTI INDIETRO (PURVATANA): Questo tipo di Asana tendono ad energizzare, sia la mente che il corpo, a tonificare e stimolare il sistema nervoso centrale, aumentano la sopportazione dello stress, alleviano e prevengono gli esaurimenti nervosi ridando energia, combattono la depressione e stirano gli organi addominali.
Questa categoria di Asana rappresenta il nostro modo di aprirci ad accogliere la vita, l’energia, le sfide, la respirazione e le persone che riescono bene in questi piegamenti, tendono ad assumere uno stato mentale aperto appunto, a qualsiasi difficoltà la vita gli presenti davanti.
In queste aperture si esegue una retroversione del bacino, con estensione dell’anca ed i muscoli coinvolti sono generalmente: quadricipiti, Ileo psoas, addominali.
Queste Asana aiutano ad aprire le spalle, il torace ed il petto e sono consigliabili soprattutto a persone che tendono, a causa di chiusure mentali o grandi dolori, a chiudere le spalle in avanti, andando così a creare forti problemi al torace ed alla schiena.
ASANA IN POSIZIONE SUPINA: Queste Asana hanno sul corpo e sulla mente un effetto rilassante e lo rigenerano, permettendogli di accogliere nuova energia.
Un esempio è Savasana, dove il corpo è completamente a terra e si effettua un bel rilassamento, pur tenendo la mente cosciente.
Savasana, proprio per la sua particolarità di rilassare profondamente, viene solitamente svolta alla fine della sequenza di Asana, per permettere al corpo che ha lavorato di assimilare al meglio gli effetti di tutte le altre posizioni svolte e di rigenerarsi completamente.
Conclusioni
Quando si praticano le Asana, in genere si tende a ricercare la posizione perfetta e corretta al massimo, ma per tante persone, a causa della loro struttura, della loro elasticità o del poco controllo che hanno del proprio corpo, non sempre è facile arrivare all’esecuzione perfetta.
Nello Yoga non è necessario eseguire le Asana fine a se stesse e nella perfezione, l’unica cosa che conta è riuscire ad acquisire una maggior consapevolezza del proprio corpo, stimolare gli apparati giusti e soprattutto, farsi guidare dal respiro mentre si entra, si mantiene e si esce da una certa posizione, perché è questo collegamento che aiuta ad assorbire i benefici di ogni singola Asana ed è questo che lo contraddistingue da una semplice ginnastica posturale.
Namastè
Genny Moccia
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